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Un sabato sera qualunque abbiamo provato a fare un giro. In poco più di mezz’ora portiamo a casa: due dosi di cocaina, erba, marijuana, ecstasy. Senza nessun controllo, senza nessuno scandalo. Tutto normale, qui si può. Siamo a Roma.

Antonio Crispino, sull’edizione romana del Corriere della Sera, dimostra ciò che tutti noi sappiamo ma che spesso non vogliamo ammettere: la droga è già libera, la si trova ovunque e chiunque la puo’ comprare.

E’ questa forse la più grande contraddizione dietro cui si nascondono i vari Giovanardi e Serpelloni, fieri alfieri del proibizionismo. Accusano gli antiproibizionisti (anzi, meglio quei pochi giapponesi sull’isola, secondo il nostro sottosegretario preferito) di voler “liberalizzare” la droga, e quindi la morte. Ma non è così: gli antiproibizionisti vogliono invece regolamentare un mercato, quello delle sostanze, che è già libero e accessibile, pericoloso e in mano alla criminalità. Legalizzare, significa infatti togliere il mercato dalle grinfie delle narcomafie e costruire per ogni sostanza un impianto regolamentare che sia parametrato alla sua pericolosità. Significa poter esercitare un controllo sulle sostanze, un controllo sui produttori e sui consumatori. Controllo che oggi, nonostante Giovanardi&co è impossibile.

Perchè uno dei fallimenti più grandi del proibizionismo è l’ipocrisia in cui ci costringe a vivere.

Collegamenti
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