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Sembra proprio che non debbano esserci limiti ai disastri della guerra alle droghe, sulla quale ingrassa il narcotraffico con tutte le sue conseguenze: i mille morti al mese nel solo Messico; le carcerazioni massicce in molti paesi per reati minori o per trasgressioni che neanche dovrebbe essere previste dalle norme penali; il crescente traffico di armi sempre più potenti vendute dagli USA ai narcotrafficanti,  soprattutto quelli dell’America latina (al confronto la micidiale artiglieria esibita  nel  film dei fratelli Coen, “Non è un paese per vecchi”, è già diventata un gingillo come il nostro vecchio modello ’91); il dilagare in tutte le città del mondo della acquisizione da parte delle organizzazioni criminali di ogni tipo di imprese e di esercizi a scopi di riciclaggio (in molti bar e ristoranti a Roma ormai non si contano più gli scontrini emessi a vuoto per “lavare” denaro sporco); e chi più ne ha più ne metta.   

Chi più ne ha più ne metta, giustappunto: l’ultimo grido di dolore il rapporto Systems Overload: Drug Laws and Prisons in Latin America, che riporta i risultati di una apposita ricerca del  Transnational Institute (TNI) e del  Washington Office on Latin America (WOLA), del quale possiamo solo rapidamente sunteggiare i punti fondamentali, auspicando che il maggior numero possibile di lettori si rivolga all’originale di libero accesso. 

1. Molti paesi dell’America latina  hanno introdotto leggi fortemente proibizioniste solo in tempi relativamente recenti, sotto la forte pressione degli USA e dell’ONU e, in alcuni paesi come l’Argentina e il Brasile, grazie all’ “aiutino” dei rispettivi periodi di regime dittatoriali.

2. In molti paesi la sproporzione tra le pene per reati minori (piccolo spaccio)  o per violazioni che non dovrebbero essere considerati reati  (detenzione per uso personale) e per reati anche gravi di diversa natura è arrivata a livelli difficilmente credibili: in Ecuador, per esempio, la pena massima per l’omicidio volontario è di 16 anni, un piccolo trafficante può beccare anche di più.

3. Le differenze  tra le pene inflitte per i vari non-reati, per i reati minori  e per i maxireati dei veri narcotrafficanti si fanno sempre più tenui.

4. In conseguenza, tra il 1992 e il 2007  c’è stato in media un raddoppio della popolazione carceraria, da 50-100  a 100-200 per 100.000 abitanti a seconda dei paesi. 

5. L’abuso della detenzione in attesa di giudizio per reati di droga cresce rapidamente, molto più che per altri tipi di reati.    

6. A chi viola le leggi sulla droga, anche in modo marginale, sono per lo più negate le pene alternative al carcere assai più spesso concesse ad altri detenuti. 

7. Le condizioni in cui si trova la maggioranza dei detenuti sono indescrivibili: basti pensare che la  cifra che lo stato spende quotidianamente per detenuto è di 0,80 $ in Bolivia, di 1,60 $ in Ecuador e di 2 $ in Perù.  

8. L’elevato numero di detentori-consumatori in carcere ha aspetti tragicamente paradossali: vengono carcerati i consumatori di cannabis anche in paesi dove il possesso di piccole quantità non è illegale; questo, anche perchè le leggi sono spesso poco chiare, mentre  polizia e magistratura spesso non capiscono la differenza tra possesso per uso personale, piccolo e medio spaccio, e traffico alla grande; quindi cresce la caccia spietata al più visibile fumatore di spinelli. Aumentano così sempre di più le “liste d’attesa” nelle corti di giustizia e le detenzioni in attesa di giudizio.

9. Rende bene l’idea delle conseguenze di quanto sin qui riassunto  il fatto che il 98% dei detenuti sono autori di non-reati o di reati minori, solo il 2% veri e propri narcotrafficanti.

10. Buona parte dei detenuti vengono dalle fasce socio-economicamente più deboli o addirittura da situazioni di profonda miseria.

11. Aumenta rapidamente il numero di detenuti donne e forestieri – corrieri e non – rispetto a frequenze che sino a tempi recenti erano assai più contenute per queste categorie.

12. Ultima voce di questa “sporca dozzina”: i ricercatori del TNI e del WOLA hanno dovuto sudare sette camicie per ottenere i dati che servivano per il rapporto, incontrando per lo più forti resistenze a tutti i livelli ufficiali e non ufficiali.